Questo dolore è localizzato nella parte anteriore del ginocchio, attorno alla rotula, ed è accompagnato spesso da una sensazione di blocco momentaneo del ginocchio, quando ci si vuole rialzare dopo essere stati a lungo seduti.
Altri momenti dolorosi, sono accostati all’inginocchiarsi, al camminare in montagna (specie in discesa) ed allo scendere le scale. Interessa entrambe i sessi (con prevalenza femminile) e tutte le fasce d’età (soprattutto gli adolescenti).
Il dolore è oggi suddiviso in due tipi distinti:
LA SINDROME ROTULEA DOLOROSA (SDR)
E’ una patologia che causa sofferenza nella parte anteriore del ginocchio, dopo lo sforzo o dopo essere stati seduti troppo a lungo.
RX e TAC sono normali e non presentano anomalie anatomiche.
Le cause sono di tre tipi:
1° Tipo (SDR Primitiva):
- Incidenza: maggiore nel sesso femminile, negli adolescenti e nel adulto giovane.
- Aspetto della cartilagine normale ed assenza di gonfiore.
- Cause possibili: valgismo, sovrappeso, sedentarietà.
Il soggetto si sente meglio quando tiene le ginocchia in discreta flessione.
2° Tipo (Il Ginocchio Recurvato):
- Incidenza: maggiore nelle adolescenti.
- Aspetto della cartilagine normale ed assenza di gonfiore.
- Cause possibili: recurvato, ipertono, accorciamento (con possibile retrazione) del muscolo quadricipite per eccesso di attività sportiva.
L’iperlassità dà a volte l’impressione di un falso varo.
3° Tipo (Le Ginocchia “Forzate”):
- Incidenza: maggiore negli adulti (specie tra i 35-40 anni).
- Gonfiore durante il trauma maggiore (Frattura della cartilagine) o il giorno dopo.
- Cause possibili: sovraccarico eccessivo (sport o lavori in posizione inginocchiata) o in mancanza di adeguata preparazione muscolare (riscaldamento).
LE INSTABILITÀ ROTULEE (IR)
Si dividono in due tipi:
Instabilità Rotulee Potenziali (IRP):
Presenza di dolore, senza alcun episodio di lussazione.
RX e TAC, non presentano anomalie della troclea, della rotula o altre displasie.
Instabilità Rotulee Obiettive (IRO), meno frequenti e spesso ereditarie.
Presenza di dolore e di almeno un episodio di lussazione.
Sono spesso le cosiddette “instabilità rotulee maggiori” più frequenti nel bambino.
Presenza di lussazioni permanenti o abituali; la causa principale è la displasia del quadricipite, con un muscolo troppo corto.
IL TRATTAMENTO
1.La sindrome Rotulea Dolorosa (SDR):
Quello conservativo ha il 75% circa (fonte SIFRO).
Anche le artroscopie diagnostiche possono far peggiorare i sintomi.
2.Le instabilità Rotulee (IR):
Necessitano del trattamento chirurgico.
LA SINDROME ROTULEA DOLOROSA (SDR) = TRATTAMENTO CONSERVATIVO
•Riduzione attività sportiva.
•Analgesici semplici: paracetamolo, ghiaccio.
•Antinfiammatori non steroidei (AINS).
LA RIEDUCAZIONE
1) Stiramenti
2) Muscolazione
3) Rodaggio articolare
4) Ginocchiere
- Strutture laterali (legamento alare, muscolo tensore della fascia lata e retinacolo laterale) e muscolo quadricipite.
- Specifiche del vasto mediale nei primi 30° di flesso-estensione.
- Cyclette senza resistenza.
LE INSTABILITA’ ROTULEE (IR) = TRATTAMENTO CHIRURGICO
•Trasposizione della ATA
•Abbassamento della ATA
•“Creusement della Troclea”
•Plastica del muscolo VMO
Altri fattori intrinseci possono essere:
- alterazione dei rapporti fra lunghezza del tendine rotuleo e rotula (rotula alta o rotula bassa, solitamente “iatrogena”);
- alterazione dell’angolo posto fra l’asse quadricipitale e quello del tendine rotuleo (angolo Q, 15° circa);
- difetti di torsione di tutto l’arto inferiore (> antiversione femorale, cui si associa spesso una extrarotazione tibiale di compenso, responsabile del cosiddetto “strabismo rotuleo”;
- mancanza di isometria muscolare (specie l’ipotrofia del muscolo VMO o una eccessiva tensione dei flessori di ginocchio).
LA GONARTROSI
L’artrosi di ginocchio si può manifestare, sia a carico dell’articolazione femoro-tibiale, che in quella femoro-rotulea.
Il processo degenerativo, segue le seguenti fasi:
Il sovraccarico dell’articolazione, porta dapprima alla formazione di piccole erosioni ed il tessuto diviene meno liscio in quelle stesse zone.
Essendo esso, un tessuto avascolare, non può pertanto avere funzione riparativa. Se uno continua, ad esempio, a correre, a caricare, la piccola lesione iniziale diventa sempre più profonda fino ad arrivare all’osso subcondrale.
L’articolazione può non dare sintomi, oppure provocare dolore, gonfiore e produrre “rumori” (i cosiddetti scosci e/o crepitii).
La lesione acuta, può portare a lesione cartilaginea, anche in presenza di una situazione osteocartilaginea perfettamente normale.
La cartilagine in seguito all’impatto si crepa; può allora succedere che si stacchi una piccola parte.
Comincia così il processo di erosione; si liberano all’interno dell’articolazione pezzi di cartilagine (i cosiddetti corpi mobili) a da allora, è come se fosse stato messo del materiale abrasivo.
La reazione è una grossa infiammazione locale.
In seguito all’evento traumatico, si può avere la semplice contusione oppure uno scollamento di una parte di tessuto cartilagineo dall’osso o ancora il distacco di un frammento di osso ricoperto di cartilagine (ad esempio il trauma diretto frontale, ad esempio la caduta sul ginocchio o il calcio di un avversario).
Se il danno è lieve o di media entità, esistono dei meccanismi di riparazione spontanei attraverso la sostituzione di nuova sostanza.
Se il danno è maggiore e coinvolge anche l’osso sottostante, a distanza di tempo può comparire anche in superficie; è importante tenere il soggetto a riposo.
Altri fattori in gioco sono:
1.La direzione tangenziale dell’urto, che a sua volta può creare uno scollamento di una piccola zona di cartilagine ed il suo distacco completo;
2.La dimensione del danno, che se non supera i 3-4 mm, può non essere evolutiva.
3.Il distacco contemporaneo a quello cartilagineo di un frammento di corticale ossea (o una frattura con interessamento della spongiosa), che ricrea della fibrocartilagine sostitutiva.
Se il danno è di dimensione molto ampie (superiori a 1-1,5 cm) e si tratta di frammento osseo oltre che cartilagineo, occorre il trapianto.
TERAPIA CHIRURGICA
Si deve distinguere, a seconda del tipo di lesione, in:
1.Condroabrasioni: utili su lesioni parziali, dove la cartilagine è assottigliata, ma ancora copre l’osso. L’intervento, ha lo scopo di ricreare un tessuto simil cartilagineo, attraverso la formazione di una specie di “cicatrice”, che servirà a coprire meglio l’osso sottostante.
2.Per le lesioni a tutto spessore, dove la cartilagine non è più presente e l’osso è scoperto, si possono attuare diverse tecniche:
- perforazioni condrali: sfruttando il sanguinamento della zona, producono un tappo emostatico, che avrà a sua volta una trasformazione in tessuto simil cartilagineo;
- trapianto autologo di condrociti: si applica una porzione di cartilagine, prelevata dal paziente stesso, sia in un unico frammento, sia previa coltivazione in laboratorio, in quest’ultimo caso ci saranno due fasi; quella del prelievo e quella del suo reimpianto.
IL TRATTAMENTO CHINESIOLOGICO
Per il recupero della funzione, occorreranno dai 3 ai 6 mesi; nei casi più complessi fino ai 9 mesi.
IL PROTOCOLLO
1^ Fase (Fase della protezione dell’innesto) 0-6 settimane:
Obiettivi:
- Controllo del carico assiale e delle forze tangenziali.
- Controllo di dolore e infiammazione.
- Controllo del versamento articolare.
- Recupero dell’articolarità (almeno 120° di flessione ed estensione completa).
- Recupero del controllo del muscolo quadricipite.
2^ Fase (Fase di transizione) 6-12 settimane:
Obiettivi:
- Rieducazione deambulatorio.
- Controllo di dolore e infiammazione.
- Riduzione del versamento articolare.
- Recupero dell’articolarità.
- Inizio training propriocettivo (dalla 3^ settimana).
- Recupero del controllo e del tono-trofismo del muscolo quadricipite e dei flessori.
- Recupero delle normali attività.
3^ Fase (fase della maturazione) 12^-24^ settimana:
Obiettivi:
- Flessione completa.
- Controllo neuro-muscolare completo.
- Progressione del rinforzo muscolare.
- Progressione del training propriocettivo.
4^ Fase (fase del recupero funzionale) 24^-52^ settimana:
Obiettivi:
- Controllo neuro-muscolare completo.
- Progressione del rinforzo muscolare.
- Progressione del training propriocettivo.
- Introduzione del training sport-specifico.
Vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale, di questo testo senza autorizzazione scritta
Estratto dal manuale del Master di traumatologia e ricondizionamento muscolare dello stesso autore
a cura di P.Acquaviva
Diplomato ISEF
Laureato in Scienze Motorie
Chinesiologo
Massoterapista
FITNESS & NEUROSCIENZE: IL POTERE DELLE DOMANDEDurante una trattativa di vendita finalizzata all’acquisizione di un nuovo cliente, la fase della co... |
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