Una premessa indispensabile per poter svolgere proficuamente l'attività di insegnamento è quella di conoscere le caratteristiche psicofisiche di chi deve apprendere. C'è da aggiungere che se il contesto di apprendimento è costituito dall'acqua i suggerimenti di carattere operativo si devono trasformare in fondamentali indicazioni di tipo didattico per favorire un adeguato apprendimento.

E' infatti opportuno considerare che i bambini impegnati nell'apprendimento di attività in acqua possono provare qualche timore dovuto alla scarsa esperienza del mezzo nel quale si trovano.

In questo lavoro pertanto l'attenzione viene rivolta sostanzialmente all'aspetto psicologico e quindi alla formazione della struttura della personalità di un bambino con particolare riferimento al contesto acqua.

Bion è uno dei più importanti psicologi che si sono occupati dello studio dello sviluppo del bambino considerando la situazione anche prima della nascita. Infatti egli dice che il bambino nel grembo materno conosce solo questo ambiente che si  potrebbe chiamare la sua "cosa". Nel momento in cui nasce il bambino si accorge dell'esistenza di una "non cosa" che gli presenta una serie di situazioni problematiche, prova un sentimento di disagio che manifesta attraverso il pianto.

Ma è proprio nella "non cosa" che ritrova alcuni elementi che gli danno le stesse sensazioni della sua "cosa" originaria: il seno, il latte, il contatto con la pelle della madre.  

Sono queste le prime sensazioni di piacere che il bambino sperimenta e che tenderà a ricercare nei momenti di bisogno. Sono questi i primi elementi sui quali si avvia la costruzione della personalità del bambino intesa come la sintesi unica, originale e dinamica del modo di essere, di agire e di comportarsi del soggetto.

Lo sviluppo della personalità risulta pertanto determinato dall'interazione fra la dotazione ereditaria e l'ambiente nel quale il soggetto è inserito. La personalità è influenzata da un insieme di fattori di tipo genetico, familiare, sociale ed economico che si combinano in una sintesi unica, originale e relativamente costante dei modi di pensare e di comportarsi del bambino.

L'evoluzione della personalità è il risultato di un continuo processo di differenziazione e di riorganizzazione degli stimoli interni (maturazione) ed esterni (apprendimento) che agiscono sull'organismo.

Per comprendere più accuratamente il processo di sviluppo è necessario approfondire i concetti di maturazione ed apprendimento. La maturazione è l'insieme degli elementi iscritti nel patrimonio genetico di un individuo che guidano la crescita ed il completamento del sistema nervoso, dell'apparato scheletrico e muscolare, cardiocircolatorio e respiratorio. La maturazione organica si realizza compiutamente solo in teoria, giacché gli stimoli alimentari, ambientali ed esistenziali possono inibire od accentuare i livelli di sviluppo.

L'apprendimento è il processo attraverso il quale un comportamento viene modificato dall'esperienza vissuta; ad esso contribuiscono sia le condizioni individuali interne all'organismo (soggettive), sia le condizioni esterne (obiettive) relative ad un particolare contesto o ambiente.

Affinché un bambino possa sviluppare integralmente (promuovere tutti gli aspetti) e in modo ottimale (il massimo delle potenzialità) la sua personalità è necessario che gli venga offerta una giusta quantità di esperienze proporzionate allo stadio evolutivo nel quale egli si trova. Infatti una carente o  eccessiva quantità di stimolazioni non adeguate al suo livello di maturazione o interesse può inibire il suo naturale processo di crescita.

E' fondamentale il contributo che l'ambiente deve fornire al soggetto con la "giusta" quantità di stimoli intellettivi, emotivi e sociali in rapporto con i diversi periodi della crescita del bambino.

L'evoluzione della personalità dell'individuo si realizza attraverso il passaggio da una serie di fasi gerarchiche che presentano una durata diversa da soggetto a soggetto. Le diverse funzioni vitali compaiono partendo gerarchicamente dalle più semplici a quelle più complesse. Per esempio un bambino impara a stare seduto, quindi in piedi e successivamente a comminare e correre. Il superamento del livello precedente è il risultato della predisposizione individuale (genetica)  in relazione con gli stimoli ambientali.

Per motivi didattici, si è soliti suddividere lo studio dello sviluppo della personalità del bambino in alcune aree fondamentali:

  • intellettiva
  • motoria
  • affettiva
  • emotiva
  • sociale

Come già accennato precedentemente, la personalità va vista nella sua globalità e la distinzione in sotto aree serve a chiarire in modo più preciso ed accurato le diverse dimensioni.
 
AREA INTELLETTIVA  
Secondo Piaget (psicologo svizzero che si è occupato in modo prevalente dello sviluppo del bambino) l'azione motoria è lo strumento conoscitivo privilegiato nei primi anni di vita. Piaget chiama questo periodo "senso motorio", in esso si verificano i processi distintivi del sé, dell'ambiente, degli altri, e tutte le forme di comportamento che il bambino manifesta nell'osservare, nell'esplorare, nel manipolare. E' l'apprendimento che trasforma le sensazioni in percezione, trasformando lo stimolo sensoriale in una informazione dotata di significato.

Le capacità percettive e motorie sostanziano l'intelligenza in almeno tre modi: 

  • l'atto "senso motorio" è già di per sé un atto intelligente;
  • le varianti insite negli atti di esplorazione motoria sono possibili sulla base di esperienze ed apprendimenti precedenti intesi come mediatori delle informazioni;
  • ogni atto progettato può essere realizzato con maggiore o minore successo a seconda del livello di sviluppo e differenziazione delle sue capacità.

Lo sviluppo del linguaggio consente la graduale formazione della capacità di rappresentazione. Questo  permette la soluzione di problemi (intelligenza) mediante l'utilizzo di dati presenti percettivamente, ma anche oggetti o luoghi visti in precedenza. Il limite "dell'intelligenza rappresentativa" consiste nella scarsa capacità del bambino di assumere un atteggiamento operatorio (combinarli in vari modi per trovare la soluzione) e nella tendenza a lasciarsi guidare dai dati presenti nella situazione.

Piaget chiama senso-motorio il primo stadio dello sviluppo del bambino. Questo stadio si caratterizza per la capacità del bambino di effettuare delle azioni motorie finalizzate alla comprensione della realtà che lo circonda. Tra le più ''semplici è possibile individuare le capacità di discriminazione e identificazione degli oggetti dovuta alla maturazione e allo sviluppo delle sue capacità senso percettive.

A questo livello il bambino è in grado di riconoscere e differenziare gli oggetti che presentano caratteristiche diverse per forma, colore e dimensione e di inserirlo nel contesto appropriato.

L'esempio emblematico è quello del bambino di circa 2 anni che associa correttamente un oggetto al contesto appropriato. Per esempio associa una serie di cilindri concentrici con i quali costruisce una torre piuttosto che una serie di cubi necessari a costruire la stessa torre.

Il secondo stadio dello sviluppo del bambino viene definito PENSIERO PREOPERATORIO. L'intelligenza del bambino di questo periodo viene definita "preoperatoria". Un'altra caratteristica fondamentale di questo stadio dell'intelligenza è l'incapacità di tenere mentalmente presente due fasi successive di uno stesso evento. Un esempio classico per spiegare questo fenomeno è quello del foglio di carta intero e tagliato a pezzi, o di una corda arrotolata o distesa.

Il secondo stadio dello sviluppo è rappresentato dal pensiero preoperatorio. Caratteristica precipua di questo stadio è la particolare forza della situazione contingente che impone al bambino la direzione della soluzione da adottare. Se un bambino deve recuperare una pallina che si è infilata in una fessura, proverà reiteratamente ha recuperarla per mezzo del suo dito anche se questo è troppo grande per entrare nella fessura.

Soltanto il passaggio alla fase più evoluta gli consentirà di allontanarsi temporaneamente dalla situazione alla ricerca di un fiammifero, o di un filo di ferro sottile in grado di passare nella fessura e raggiungere lo scopo desiderato.

Il principio della fissità del pensiero si manifesta anche nella scelta di soluzioni motorie già conosciute, ma poco efficaci. Se dei bambini hanno effettuato una serie di esercitazioni in cui si doveva percorrere uno slalom per raggiungere una determinata meta, ricominceranno a fare lo slalom anche quando la meta potrebbe essere raggiunta  anche con una linea retta (diagonale).

Una situazione appena più evoluta è quella della impossibilità dei bambini di tenere contemporaneamente presente due situazioni temporalmente o spazialmente distinte. L'esempio dei due palloni che scendono da due scivoli uguali ma posti a distanze diverse. I bambini dicono che il pallone che si trova più avanti ha fatto più strada dell'altro.

AREA MOTORIA
L'area motoria concerne tutte le problematiche connesse con lo sviluppo del movimento. Il movimento è vita. Questa frase racchiude in modo estremamente sintetico l'importanza del movimento che va ad identificarsi con la forma stessa dell'esistenza. Ma, al di là delle considerazioni di carattere filosofico, il movimento costituisce una delle principali forme di espressione dell'intelligenza del bambino. E' soltanto attraverso il movimento che il bambino scopre il mondo che c'è attorno a lui e, grazie al movimento, impara ad aggiustarsi e ad adattarsi per poter manipolare e controllare tutto ciò che lo circonda. Ogni azione motoria finalizzata ed ogni sua modificazione o cambiamento costituisce un elemento basilare per la costruzione del suo sviluppo intellettivo.

Nei primi anni di vita il bambino scopre  il piacere cinestesico che gli viene fornito da alcuni movimenti particolari. Il primo di questi è sicuramente quello di essere cullato tra le braccia della madre oppure il classico movimento ondulatorio per favorire il sonno. Verso i 3 anni il piacere cinestesico del bambino necessita di nuove esperienze e di solito i genitori le forniscono facendogli provare l'altalena.

Ma la parte più importante del movimento è quella che vede come protagonista il bambino stesso dal momento in cui, per seguire il suo istinto esplorativo, cerca di spostarsi e di entrare in possesso dell'ambiente che lo circonda. In questo modo il bambino struttura i primi elementi per la formazione del suo schema corporeo, lo sviluppo della lateralità ed il controllo delle sue capacità di equilibrio che andranno a formare la sua identità come persona.

Così il bambino impara ad individuare e riconoscere i suoi desideri, a verificare se e in che misura possono essere soddisfatti ed adattarli alle esigenze del gioco.
Riprendendo la distinzione proposta da Piaget nell'area intellettiva, anche nell'area motoria si possono individuare una serie di passaggi generalmente disposti in modo gerarchico da semplice al complesso.

Come è già stato sottolineato lo sviluppo del movimento nel bambino comincia già prima di nascere e si evolve in funzione dell'età e della maturazione neuromuscolare che rende possibile l'effettuazione degli schemi motori di base. Il conseguimento degli schemi motori di base parte dall'acquisizione di una serie di sequenze motorie innate: i riflessi automatici. Suzione, prensione, rotazione del capo verso una fonte sonora. 

A questi primi movimenti seguono quelli delle reazioni circolari primarie. Questi, partendo dall'avvio di una sequenza primaria necessaria come quella di succhiare il latte dal biberon, applicano il riflesso di suzione a tutte le cose che si mettono in bocca. 

Le sensazioni piacevoli scoperte casualmente vengono ricercate generando le reazioni circolari secondarie che avviano il comportamento intenzionale. Un bambino che scopre il suono prodotto da un campanello che lo stupisce tenderà a ripeterlo.

L'evoluzione successiva del movimento passa attraverso la coordinazione dei movimenti secondari per raggiungere uno scopo. Il bambino può raggiungere un oggetto che è stato nascosto in un certo posto.

L'affinamento della capacità coordinativa si estrinseca attraverso la ripetizione di schemi motori già noti, applicati a situazioni nuove. Impiega, per esempio, un bastone per recuperare un oggetto troppo lontano o in un punto non accessibile. Questa fase dello sviluppo motorio è definita delle reazioni circolari terziarie.

L'ultima fase dello stadio senso motorio è quella che si può definire come l'avvio delle rappresentazioni cognitive.

La caratteristica precipua di questa fase è l'inizio della rappresentazione che consente al bambino di prefigurarsi una situazione. Andare a recuperare un oggetto necessario allo svolgimento di un certo gioco.

AREA AFFETTIVA/EMOTIVA
La caratteristica precipua di questa fase è il passaggio dalla totale dipendenza dalla figure parentali a quella di relativa indipendenza. Questo passaggio si realizza al meglio grazie alla presenza continua e costante della figura materna. L'espressione "figura materna" e non "madre naturale" non è casuale.

Infatti, per lo sviluppo della personalità del bambino è necessario che ci sia una persona che con i suoi comportamenti accoglienti, rassicuranti e accudenti gli segnali la sua accettazione incondizionata. In estrema sintesi la manifestazione verso il bambino di un insieme di atteggiamenti, comportamenti e azioni affettivamente positive favoriscono una sua sana evoluzione ed il superamenti delle crisi che accompagnano la sua crescita.

Lo sviluppo affettivo può essere considerato pertanto come l'insieme dei rapporti che si creano tra il bambino e le persone che vivono con lui. Lo sviluppo può essere interpretato come un ampliamento e un approfondimento della rete di relazioni che partono dalla famiglia e si estendono verso l'ambiente sociale.

Per un bambino che sino ad una certa età è vissuto soltanto nell'ambito familiare, l'ingresso in un'attività sportiva comporta la conoscenza di altri bambini e di altri adulti che permettono  l'instaurarsi di nuovi rapporti affettivi che arricchiscono il sistema affettivo. Un rapporto affettivo positivo e di una certa intensità può stabilirsi tra una coppia madre/bambino e un'altra coppia che svolge la stessa attività. La consuetudine di vedersi in certi contesti, di svolgere le stesse azioni, di fare esperienze simili fornisce una serie di stimoli emotivamente arricchenti l'esperienza motoria in acqua.

AREA SOCIALE
Lo sviluppo sociale viene di solito suddiviso in una fase primaria, che si verifica all'interno del contesto familiare, e di  una fase secondaria che incomincia con l'ingresso del bambino nella scuola materna. Già nella scuola materna il bambino si rende conto dell'esistenza di una serie di situazioni che necessitano specifici comportamenti da lui e dai suoi compagni (rispetto di certi orari, pranzo, merenda, riposo, sistematica pressione delle educatrici, richieste e indicazioni comuni per tutti i bambini).

Un ruolo particolarmente significativo nello sviluppo dell'area sociale è quello svolto dal gioco. Il gioco è il principale strumento del bambino per formare ed esprimere la sua personalità. Pertanto ogni attività motoria  dovrà essere proposta in forma ludica, in modo che il bambino  trovi in essa le caratteristiche di incertezza, interesse, identificazione, confronto, tipiche di ogni gioco. E' necessario ricordare che fino verso i tre anni i bambini giocano in presenza di altri bambini sostanzialmente in modo individualizzato, perché il loro sviluppo emotivo è centrato sulla dimensione egocentrica e pertanto non considera l'altro come soggetto necessario per lo sviluppo del gioco.

E' soltanto tra i 3 e o 6 anni che incomincia ad evidenziarsi una sorta di "interazione" con l'altro.

Nella maggior parte dei casi questa interazione è fatta inizialmente per affermare i propri "diritti": il possesso temporaneo di un gioco o il desiderio di utilizzare un giocattolo di un altro bambino. Soltanto successivamente, e su stimoli degli adulti, vengono acquisiti i primi tentativi di rapporto collaborativo, cioè l'utilizzo dello stesso gioco assieme o alternato.

Se vuoi approfondire questo argomento partecipa al corso di Acquamotricità neonatale

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Estratto dal manuale del corso di acquamotricità neonatale dello stesso autore


a cura di A.Daino
Laureato in Psicologia
Diplomato ISEF 
Psicologo dello sport

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