Sin dagli inizi del secolo scorso si è riconosciuta una struttura complessa di tipo nervoso diffusa in tutto il corpo con compiti di analisi della posizione e del movimento articolare, ma è solo negli ultimi 30 anni che se ne sono studiati i meccanismi.

Soprattutto nello sviluppo di sistemi riabilitativi e nella preparazione sportiva ha assunto un'importanza fondamentale, imprescindibile all'interno dei protocolli riabilitativi e nei programmi di allenamento per gli atleti.
Questo sistema è costituito da sensori (recettori) posti in posizioni strategiche (sulla cute, nelle articolazioni) che inviano in continuità messaggi (impulsi elettrici ricavati da tensioni meccaniche) agli organi di controllo del Sistema Nervoso Centrale i quali reagiscono inviando messaggi agli organi di controllo della postura (muscoli).
Possiamo dire che l’obiettivo della ginnastica propriocettiva è di migliorare la sensibilità dei recettori oltre che il dialogo e la velocità di risposta tra le strutture sopra accennate.
Vediamole ora in dettaglio.

Cenni di neurofisiologia
I recettori sono particelle che, poste in alcune zone del corpo, “leggono” una pressione o uno stiramento e lo trasformano in un preciso segnale elettrico inviato immediatamente al cervello per la sua elaborazione.
Sono situati sotto la pianta del piede gli esterocettori che registrano variazioni di pressione: tra questi riconosciamo nello strato papillare i corpuscoli di Meissner che registrano le deformazioni subite dalle papille nelle compressioni cutanee, mentre nel derma si trovano i corpuscoli di Golgi che rilevano le pressioni leggere ed i grossi corpuscoli di Pacini che riconoscono pressioni più elevate.
I recettori deputati al riconoscimento delle forze di stiramento (propriocettori) sono posizionati invece nei tendini (organi muscolo- tendinei del Golgi), nei muscoli (fusi neuro muscolari), nella capsula articolare (corpuscoli di Pacini) e nei legamenti (corpuscoli di Ruffini).
Per quanto riguarda i propriocettori possiamo aggiungere che gli organi muscolo-tendinei del Golgi sembra abbiano una funzione di limitazione della tensione muscolare, poiché si attivano solo se la tensione nel punto in cui muscolo e tendine si fondono è provocata dalla contrazione muscolare rimanendo inermi nello stiramento passivo; si può anche affermare che si riconoscono due tipi di fusi neuromuscolari: uno che registra la variazione di lunghezza della porzione di muscolo e l’altro la velocità con cui avviene questa elongazione.
Nel movimento tutti i recettori sopra elencati si attivano trasformando le pressioni (esterocettori) o gli stiramenti delle fibre (propriocettori) in impulsi elettrici convogliati in parte ai tratti del midollo spinocerebellare e rostrocerebellare e da questi direttamente convogliate al lobo anteriore del cervelletto.
Tutte queste informazioni sono inviate non solo al cervello ma anche ai muscoli della zona interessata ed al muscolo stesso da cui è partito il segnale per una prima difesa e correzione. Infatti il segnale elettrico che parte dai recettori non raggiunge tutto il centro di comando della corteccia cerebrale. ma una parte si dirige in un fascio discendente diretto ad una porzione di muscolo che riceve impulsi riflessi automatici ed inconsci che attivano le fibre lente fatica-resistenti dei muscoli tonico-posturali. Il divenire cosciente di questo tipo di contrazione risulta patologico (spasmi e contratture).
Dopo un’analisi dei segnali ricevuti attraverso le vie afferenti da esterocettori, propriocettori, occhi e labirinto, il cervello invia segnali di compenso mediante le vie efferenti ai muscoli interessati e questo in maniera assolutamente involontaria.
Al cambiare delle condizioni di appoggio (cammino, corsa o stazione eretta su base instabile) si crea una sequenza cranio candale che provoca una contrazione riflessa opposta (l’inclinazione del corpo in avanti determina una contrazione primaria degli estensori della caviglia e viceversa).
La risposta posturale (mantenimento del baricentro sul centro della base di appoggio) ad uno sbilanciamento è modificata dall’esperienza (leggi allenamento) e avviene coordinando le informazioni ricevute da recettori cutanei, muscolo-tendinei, articolari, vestibolari e oculari e genera riposte coordinate dei muscoli delle gambe, del tronco, delle braccia e del collo.
La preparazione atletica in genere, ma soprattutto l’attività con i pesi in palestra, il ricondizionamento muscolare e la ginnastica correttiva si fondano normalmente su esercizi che coinvolgono solo le strutture della corteccia cerebrale (esercizi isotonici limitati a distretti corporei stimolando prevalentemente fibre fasiche) senza tener conto delle regole sopra descritte che gestiscono l’artostatismo riflesso sottocorticale.

La riabilitazione con i piani instabili
Nel caso di infermità più o meno prolungata o addirittura per lesione di una struttura articolare il complesso e delicato sistema propriocettivo riduce la sua capacità di controllo delle situazioni motorie cosicché anche il semplice passo o l’abduzione di un braccio diviene un movimento non verificato correttamente e quindi non controllato. Da questa banale osservazione nasce la necessità di sviluppare nel contesto della riabilitazione (in generale a qualsiasi paziente ma a maggior ragione negli atleti), una progressione di stimoli mirata al recupero completo di questa capacità fondamentale.
Possiamo anche aggiungere che inserire una progressione di esercizi nella programmazione di ogni singolo socio si rivela un buon atto preventivo non solo per evitare lesioni ma anche per evitare l’instaurarsi di processi artrosici determinati da squilibri posturali.
Nella riabilitazione non basterà quindi un completo recupero del tono trofismo muscolare ma si dovranno inserire esercizi che migliorino il sistema di scambio tra stimolo propriocettivo e risposta neuromuscolare sia dal punto di vista della qualità che della velocità di questo scambio di segnali.
La carenza di sensibilità propriocettiva viene riconosciuta attraverso un test semplice ma efficace: la stazione eretta ad occhi chiusi, la velocità e l’ampiezza dei movimenti del corpo alla ricerca della stabilità sono indice di una maggiore o minore sensibilità.
Per le spalle un buon test consiste nel mantenere il peso del petto rilasciato in avanti che gravi sul braccio teso appoggiato alla parete su una palla molto dura l’ampiezza dei movimenti di controllo determinerà il grado di sensibilità.
E’ importante notare che si è diffusa l’abitudine di associare alla ginnastica propriocettiva la tavoletta surf ma altri 1000 sono i sistemi che ci permettono di stimolare i propriocettori.
Di seguito vengono indicati alcuni importanti passaggi di cui tenere conto nelle varie fasi riabilitative.
1. Occorre innanzi tutto ricreare una certa sensibilità in scarico dell’articolazione da recuperare con esercizi di mobilità prima passiva e poi attiva e di blanda tonificazione in scarico.
2. Verificare di aver raggiunto una discreta sensibilità e stabilità del semplice appoggio.
3. Iniziare quindi una fase di stimolazione propriocettiva in scarico su superficie instabile.
4. Passare quindi ad esercizi in carico bilaterale e poi monolaterale.
5. La difficoltà viene aumentata inserendo situazioni esterne non previste atte a creare una maggiore instabilità.
6. Si passa ad esercizi dinamici su appoggio mobile.

Al fine di garantire un’adeguata progressione della complessità esecutiva, tutte queste fasi possono essere divise in due parti a difficoltà crescente: ad occhi aperti (intervento dei recettori visivi) o ad occhi chiusi (informazioni solo da esterocettori e propriocettori). 

 

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Estratto dal manuale del corso sulla ginnastica propriocettiva dello stesso autore


a cura di S.Artuso
Insegnante di educazione fisica
Personal trainer
Esperto in rieducazione motoria post infortunio

 

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